Il Benfica mette a nudo la crisi della Juventus.

Non è da oggi che lo sosteniamo attraverso i nostri articoli: le colpe della Juventus partono in primis dalla dirigenza per poi propagarsi agli errori di Allegri, un allenatore che con il suo ritorno in casa bianconera non ha saputo dare un gioco, una fisionomia di squadra, un carattere tale da chiamarsi Juventus. Sì, perché se è vero che molte responsabilità vengono additate ad Allegri, è altresì vero che coloro i quali (Agnelli, Nedved, Arrivabene e Cherubini) gli hanno dato fiducia attraverso un contratto quadriennale da nababbo che, per un allenatore, francamente è davvero eccessivo, risulta essere questo il vero argomento da discutere. Errori su errori che si sono moltiplicati fin dall’operazione Ronaldo, continuati con l’estromissione di Beppe Marotta e l’inspiegabile promozione di Paratici, il quale nulla ha apportato se non una tale confusione direttiva tale da far capire che il “giocattolo” Juventus si stava rompendo. Già, si dice che per costruire una squadra di calcio competitiva ad alti livelli ci voglia tempo, capacità gestionali e tecniche, mentre per distruggere tutto ci vuole un solo attimo. Ed è quello che sta succedendo alla Juventus, una società e una squadra che sbanda a neanche un mese dall’inizio di campionato con solo due partite di Champions giocate e perse: inaccettabile per una squadra che conta il maggior numero di tifosi in Italia. E a questo punto qual è la strada giusta da seguire per ricominciare e fare fronte alla disfatta? Aspettare la fine del campionato in corso e fare pulizia del vecchio assetto dirigenziale, iniziando con ruoli e figure messe al posto giusto che abbiano forte tendenza alla ricostruzione ecapacità tecniche per ripartire dalla base. Detto questo, parliamo della partita di Champions contro il Benfica. Diciamo subito che quella vista allo Stadium non è stata una novità sorprendente per negatività, ma, al contrario, è stata la conferma di una goccia che ha fatto traboccare il vaso. Troppe volte abbiamo visto questa squadra sbandare perché priva di gioco, di idee, di carattere, di leadership, che il solo Bonucci, in qualità di capitano, sta tentando di portare avanti senza successo per una mancanza totale di autostima nell’ambito della squadra. La Juve non è questa, non può esserlo. E se è vero che le ottime qualità tecniche del Benfica hanno scoperto definitivamente i grandi vuoti di una squadra che ha improntato il suo modo di esprimersi solo attraverso i singoli campioni e non sul gioco corale, pensiamo che il vero avversario di questa Juventus sia proprio se stessa. Sì, è vero, è spaventoso vedere giocatori esausti, svuotati nella testa e nei muscoli dopo appena un mese di preparazione, ma questo è il risultato di ciò che si è “seminato” in un calciomercato che ha accontentato Allegri,ma non ha tenuto conto della sua incapacità di guidarla come si dovrebbe. E poi che dire altro, quando continuiamo a vedere un Vlahovic sempre spalle alla porta, nervoso, inconcludente, incapace di stoppare un pallone e continuare a giocare partite insufficienti. Di Maria spento fisicamente dopo l’infortunio, Cuadrado spremuto nelle energie fisiche e mentali, McKennie che vaga per il campo e corre senza cervello, e poi tanto altro che a questo punto resta quasi inutile da elencare. Questa Juventus non è un’opinione differente espressa da tanti cultori del pallone, è l’oggettiva espressione di un calcio senza gioco.

Salvino Cavallaro

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